2768 D.C.
2768: D.C.
Sinsonh è al centoventisettesimo piano di un grattacielo in riva al mare.
Sinsonh in quella partita di calcio ha scelto di fare il portiere. La sua squadra ha otto giocatori. Anche gli avversari sono otto. Sinsonh è nella sua stanza, Ogni giocatore si trova nella propria stanza. Sinsonh guarda lo svolgimento della partita nel grande schermo davanti a lui. Ogni giocatore gioca davanti al proprio schermo. C’è una punizione dal limite per gli avversari. Sinsonh per disporre la barriera come vuole lui, si sgola con i compagni, aspetta il tiro in porta per parare la palla. Si tuffa alla sua destra e con i suoi guantoni la blocca. Con un forte calcio la rilancia in avanti: la palla entra nello schermo e arriva nei piedi del suo compagno. La palla è senza peso, la sfera è aria senza nulla fuori. Ogni giocatore quando esulta per un gol; esulta in solitudine, solo con se stesso. Nella mattinata Sinsonh, aveva svolto lezione di storia, geografia e tecnologia, sempre dalla sua stanza davanti al grande schermo. Sinsonh finita la partita, mette le sue ali ed esce dalla finestra. Per prendersi un gelato fa poca strada, la gelateria dei suoi genitori è al trentasettesimo piano del grattacielo.
Nel weekend Sinshon, insieme ai suoi amici -Davide e Carlo compagni di scuola- si recano molto frequentemente a Roma, A Roma in un grande grattacielo al settantanovesimo piano, abita Asan –attaccante della loro squadra di calcio- la sua casa è talmente grande che potrebbe ospitare tutta la squadra al completo. Roma dista circa due ore di volo da Lampedusa, a volte quando usano le ali dei loro genitori, impiegano trenta minuti in meno.
Domenica 5 maggio 2768, è una data che Sinshon e i suoi amici non dimenticheranno. Mentre arrivano a Lampedusa dopo il solito Weekend passato dal loro compagno a Roma, vedono lungo la spiaggia qualcosa d’insolito.
“Carlo, cosa è successo è pieno di gente”.
“Stanno guardando degli oggetti che sono a terra”.
“Sì, ma la cosa incredibile è il mare” Sinshon ferma le sue ali e si blocca. Carlo e Davide fanno la stessa cosa.
“ Ca ca’ cazzo Il mare si si è ritirato”. Davide stupito e balbettando più del solito.
“Avevano previsto una bassa marea per domani, il mare ha anticipato le previsioni”.
“A andiamo a vedere su su subito”.
Nemmeno il tempo di finire la frase e tutti e tre sono già con le ali al massimo della velocità, si dirigono verso la spiaggia.
A terra sopra la sabbia bagnata e molle, molti teschi e ossa di persone con granchi rossi che ci camminano sopra. Sinshon vede i suoi genitori tra la folla e si dirige subito verso di loro, è quasi spaventato.
“Mamma ma da dove vengono tutte quelle ossa”.
“Ciao Sinshon, siete tornati ora?”
“Si mamma, dimmi cos’è successo”.
“ Il mare si è ritirato singhiozzando. Prima l’acqua andava indietro e poi ritornava avanti, formando onde anomale. Come se avesse voluto portarci a riva questi scheletri”.
“E da dove vengono”.
“Arriveranno gli addetti, che li porterà via per esaminarli, qualche osso e teschio è già stato portato via da qualche bambino”.
“Anch’io ne voglio uno, posso prenderlo?”
“No che non si possono prendere, c’è anche la polizia, non vedi”.
Oltre l’Italia, il mondo intero aspetta con inquietudine le risposte alle domande su quel ritrovamento, anche se la storia -studiata e non- dei secoli passati, raccontata nei numerosi hard disk parla chiaro.
Il comunicato ufficiale della scientifica arriva il mercoledì, nel tardo pomeriggio e per la sera fa il giro del mondo.
I numerosi teschi- per la precisione 598- e le moltissime ossa o frammenti ritrovati domenica 5 maggio in riva nella località di Lampedusa, risalgono al IXX secolo D. C. Precisamente dal 2000 al 2030,2050. Sono prevalentemente resti di donne e bambini. Come la storia ci ha già raccontato attraverso libri e hard disk possiamo dunque dire per certo che, in quel periodo della storia, molti” immigrati” -come li chiamavano a quel tempo- o, ancora peggio “clandestini” non riuscivano ad arrivare in Italia con le loro imbarcazioni di fortuna. Questi resti sono solo alcuni di tanti altri ancora in fondo al mare che non saranno mai ritrovati.
Quando dal grande schermo, alla parete della cucina il conduttore del telegiornale sul canale 120, finisce di leggere il comunicato della scientifica Sinshon si blocca nella masticazione e rimane a bocca piena. Anche i suoi genitori rimangono in silenzio, seguitano a consumare la cena. Riprende a masticare il pane, ormai sciolto dalla sua saliva, fa un sorso d’acqua dal bicchiere e con lo sguardo richiama a se il padre e la madre.
“Scusate, io ho studiato a scuola, questi fatti successi nei secoli scorsi, soprattutto fine diciannovesimo secolo, inizio del ventesimo. Fino a questo ritrovamento, sinceramente non credevo che in un periodo, dove l’uomo aveva già inventato il computer, era iniziato il mondo tecnologico, digitale, cerano i satelliti che controllavano tutto e tutti, eccetera; come potevano permettere di far morire tutta questa povera gente in mare. Allora non erano evoluti come ho studiato?”
“Me lo domando anch’io, figliolo, non se lo spiega nessuno”. Risponde il padre.
MAURO MOGLIANI